Progetti

Tre Croci

La formazione umanistica dei due componenti la società, ci ha portato, però, a focalizzare il nostro progetto sull’adattamento cinematografico di un romanzo scritto a cavallo tra il XIX e il XX secolo dallo scrittore senese Federigo Tozzi, “Tre croci”.

Nella vulgata critica letteraria, Tozzi rimane un autore profondamente sottovalutato, forse perché difficilmente classificabile, forse perché le tribolate vicende personali del tempo ne avevano ben presto cancellato il ricordo. I suoi romanzi, i suoi racconti, infatti, si collocano a metà tra il verismo e il soggettivismo, l’introspezione che, a livello europeo si faceva avanti con scrittori come James Joyce e in Italia trovava il suo rappresentante di spicco in Italo Svevo.

Nelle opere di Tozzi si notano chiaramente ancora parti descrittive del paesaggio in cui agiscono i personaggi; parti tipicamente veriste, accanto, però, ad un approfondimento psicologico e ad un tormento interiore dei personaggi che sarà la caratteristica di tanta letteratura e poesia del Novecento non solo italiano. Come Federico De Roberto, grande scrittore siciliano autore de “I viceré”, Tozzi rimane uno scrittore per addetti ai lavori, per la convegnistica universitaria e non è un caso che solo in occasione, nel lontano 1988, il cinema si sia accostato alla sua opera, con la riduzione del romanzo “Con gli occhi chiusi”, diretto per il grande schermo da Francesca Archibugi.

E’ giunta l’ora che Tozzi sia conosciuto anche da un pubblico più vasto e che gli siano dati i meriti di grande precursore di importanti temi della letteratura e della filosofia del Novecento.

L’universalità dei temi che “Tre croci” propone, dall’immobilità sociale, al rapporto tra fratelli, all’incapacità di diventare adulti, rende il romanzo di Tozzi adatto e rivolto ad un pubblico non esclusivamente italiano e ad un pubblico sia giovane che adulto.

E’ per questo che “Tre croci” non intende essere un’operazione strettamente filologica del romanzo tozziano.

E’ per questo che la sceneggiatura contiene elementi di forte dinamicità, per evitare un esercizio di teatro filmato fine a sé stesso.

Nella trasposizione per il grande schermo, a partire dalle stesure della sceneggiatura, ho cercato di mantenermi fedele allo spirito del romanzo tozziano che trasmette, allo stesso tempo, alcuni elementi della tragedia classica, quella greca, ma anche con reminiscenze shakesperiane, fino alla malinconia per le figure delle due figlie di Niccolò, segnate da un futuro incerto e dalle sofferenze di Modesta.

Il film, in costume, cercherà, però, di cogliere la modernità del messaggio tozziano, il suo proiettarsi al presente e ad alcuni caratteri sempiterni della società italiana.